martedì 16 agosto 2011

La libertà di parola in Italia 2010?...siamo al livello di Benin, Uganda e Albania...

Il rapporto di Freedoum House 2010 è impietoso con il Belpaese e ci impone qualche interrogativo non solo sulla maggiorenaza di governo ma anche su un'opposizione che per alcuni versi è complice del bavaglio

La libertà è uno dei motti preferiti dal premier Silvio Berlusconi. Libertà, popolo della libertà e così via. Forse qualche volta intende libertà la sua, personale e fisica.
Una delle sue ultime sparate sulla libertà riguarda la libertà di stampa: “Se c’è una cosa che è sotto gli occhi di tutti è che in Italia c’è fin troppa libertà di stampa”.
Troppa libertà di stampa, lasciamo un po’ da parte le parole del Premier e vediamo un po’ come si è posizionata l’Italia al rapporto di Freedom House per il 2010 relativo alla libertà d’informazione della stampa nei diversi stati del mondo.



Ne esce un’Italia piccola piccola? No, ne esce fuori qualcosa di peggio.
L’Italia si gioca il 72° posto con il Benin (si trova in Africa dalle parti del Togo, della Nigeria e del Burkina Faso), l’India dell’iniquo sistema castale e Hong Kong. Qualche gradino sopra di noi troviamo il paese con la più alta sperequazione economica del mondo: Il Sudafrica che ospiterà i mondiali del 2010.
Più su ancora troviamo Capo Verde, Mali, Ghana e tanti altri insospettabili, ma liberi, come Trinidad e Tobago e Costa Rica.
La classificazione funzionale per l’informazione italiana è Partly Free, parzialmente libera, come quella in Brasile, in Albania, in Indonesia, in Uganda e in tanti altri paesi che un po’ con la puzza sotto al naso riteniamo civilmente inferiori.
Il declassamento subito un anno fa è stato ribadito anche quest’anno, e di certo non hanno giovato gli attacchi sferrati dalla maggioranza ai giornali francesi e spagnoli, e certamente non ha giovato l’affaire-Boffo di Avvenire 
In testa alla classifica, manco a dirlo, i paesi del Nord (l’esempio viene sempre dal Nord) Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e Danimarca.
Di particolare interesse può risultare, per l’occasionale lettore e per chi vuole avere una maggiore visione d’insieme, può essere la progressione, forse dovrei dire regressione, per decadi dal 1980 al 2010.
La nostra informazione non è libera, e a dirlo non sono i comunisti che il Pdl vede come il fumo negli occhi ma un organismo internazionale. Non so a voi, ma io sono tentato dal dire: “Ok, non saremo liberissimi, ma metterci dietro alcuni degli Stati che ho sopracitato..”.
Eppure è così, che piaccia o no.
L’Italia è l’unico paese parzialmente libero tra quelli ad Ovest della defunta Cortina di ferro.
E dire che il governo ha in mente delle procedure straordinarie di bavaglio non solo per la carta stampata ma anche per la rete, per i social, per i blog, con il chiaro e palese compito di poterli poi, almeno in Italia, controllare, intimorire, ricattare.


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